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Storia della pedagogia (P-Z) - M-PED/02

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Anno accademico 2009/2010

Codice dell'attività didattica
SCF0241
Docente
Paolo Bianchini (Titolare del corso)
Corso di studi
Laurea I° liv. in scienze dell'educazione - Torino [f006-c301]
Anno
1° anno
Periodo didattico
Primo semestre
Tipologia
Di base
Crediti/Valenza
9
SSD dell'attività didattica
M-PED/02 - storia della pedagogia
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Sommario insegnamento

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Obiettivi formativi

Il corso intende avviare gli studenti alla conoscenza dell’evoluzione che il pensiero educativo ha conosciuto in Europa tra il XVI e il XX secolo. La storia delle idee pedagogiche sarà affrontata con un duplice obiettivo: da un lato, verificare a quali azioni e a quali istituzioni educative e assistenziali essa ha dato concretamente vita nel corso del tempo; dall’altro, verificare il reale utilizzo delle teorie educative all’interno dei servizi che operano sul territorio.
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Risultati dell'apprendimento attesi

Modalità d’esame:
Per gli studenti frequentanti sono previsti tre momenti di verifica:
- una prova scritta intermedia, che avrà luogo a novembre, volta a verificare la preparazione degli studenti sui contenuti del corso affrontati sino a quel momento all’interno del corso ufficiale (prof. Bianchini);
- una prova scritta, che si terrà l’ultima lezione del corso e verterà sulle dispense predisposte dai docenti, oltre che sui testi indicati, volta a certificare la conoscenza degli studenti sui temi trattati nel corso e nei laboratori;
- un'ultima prova da sostenere in sede d'esame relativa al testo:
BIANCHINI P., Educare all’obbedienza. Pedagogia e politica in Piemonte tra Antico regime e Restaurazione.
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Programma

Titolo del corso
Educare nell’epoca delle passioni tristi

In questa nostra epoca, che l’autore franco argentino Miguel Benasayag definisce “delle passioni tristi”, nuove e delicate sfide si pongono per gli educatori. L’educazione è, infatti, strettamente legata alla cultura poiché predispone i soggetti al suo accoglimento e determina lo sviluppo e la realizzazione dei soggetti. Ma oggi, in quest’epoca di passioni tristi, quale idea di futuro possiamo proporre, specialmente ai giovani? E con quale educazione, con quale cultura, possiamo sostenerla e promuoverla?

È sotto gli occhi di tutti che la società occidentale è passata da un concetto positivistico di futuro, che confidava nel progresso tecnico scientifico, ad un futuro minaccioso e senza prospettive, ad esempio alla difficoltà, per i giovani, di poter strutturare stabilmente un progetto di vita, dove la precarietà, la mobilità e la flessibilità sociale la fanno da padrona. Allo stesso tempo, le istituzioni preposte a garanzia del welfare hanno sostituito alla logica dei doveri e dei diritti quella dei costi. Non vi sono più il soggetto e la classificazione dei suoi bisogni al centro degli interventi sociali, ma quanto essi costano alla collettività, il tutto ammantato in una logica di efficacia ed efficienza e in processi di aziendalizzazione che hanno sostituito le risposte soggettive, formulate in base a un’attenta analisi dei bisogni e della domanda, con i protocolli e le procedure, con il tecnicismo, con la parcellizzazione degli interventi, con la barbarie dello specialismo.

D’altro canto i soggetti rimangono schiacciati ed omologati in pressioni massmediatiche e pubblicitarie che modellano bisogni e desideri e gli imperativi del consumo nobilitano gli oggetti a tratti identitari, a scapito dei soggetti e della capacità di costruzione dei legami sociali, anche questi sempre più effimeri e consumabili. In tali contesti non vi è più libertà di esistenza, di realizzazione di vita, anche accettandone l’invitabile fragilità come condizione fisiologica umana, i modelli a cui è necessario aderire non ne contemplano l’esistenza. I fragili non possono entrare nella “guerra” della competizione, poiché questa non crea socialità e legami ma tante solitudini, però in grado di godere solipsisticamente dei propri oggetti di consumo.

Ecco, dunque, in questo quadro non certo rasserenante, si può strutturare la sfida dell’educazione del futuro, proprio di fronte al pericolo del suo crollo, di fronte al pericolo del crollo della cultura, è più che mai necessario resistere. Il presupposto a tale resistenza lo si può, ad esempio, cogliere nei più o meno coscienti tentativi di far divenire la formazione dell’educatore professionale ancellare rispetto a quella di pur nobili altre dottrine medico scientifiche, per tradizione più inclini alle prassi protocollari, ma a tutto ciò è necessario resistere e rispondere recuperando la sana e costruttiva logica del conflitto.

Ecco, il nostro percorso sarà il tentativo di articolare riflessioni e risposte alle sfide che abbiamo delineato, nella certezza che solo la costruzione di una cultura e di un’educazione della creatività può ridare speranza e valore ai legami sociali, favorendo la costruzione di un mondo nuovo, in grado di riporre al suo centro non più il mito dell’individuo ma un soggetto concreto, come i suoi desideri.

In chiave storica, il corso intende anche provare a rispondere a un’altra domanda: È la modernità ad avere dato inizio all'epoca delle passioni tristi? Tra Cinquecento e Settecento ci si accorse di quanto spazio era intercorso dall’antichità e dalle forme della sua politica, che ad Atene come a Sparta erano senz'altro più evolute e democratiche di quelle coeve, e ci si interrogò su come riprodurle. Vennero sperimentate nuove forme di organizzazione statale, e soprattutto si inventarono nuove modalità e nuove istituzioni educative: il collegio nel 500, la formazione dell'opinione pubblica nel 700.

Insomma, forse e' solo in certi aspetti della modernità che vanno cercati i germi di quella disgregazione dei legami sociali che e' sotto gli occhi di tutti. Pensiamo alle nuove forme di produzione di matrice capitalistica e soprattutto alla loro piu' recente evoluzione nel consumismo, il quale, spostando il focus dalla produzione dei beni al loro consumo, insistendo sull'unicità dell'oggetto, ha davvero contribuito a sgretolare le forme cooperativistiche e di rappresentazione politica nate con la modernità in nome del supremo interesse dell'individuo a procurarsi beni sempre nuovi e apparentemente unici (come il loro possessore, del resto!).

L’età moderna fu anche quella in cui, per la prima volta, all'educazione venne assegnato il compito di offrire all'uomo le condizioni per scegliere autonomamente il proprio posto all'interno della società. Allora, il mandato dell’educazione passò dai contenuti formali alla preparazione alla cultura umana, che si può apprendere solo attraverso la relazione. Nello stesso tempo, la relazione si propose anche come potentissimo strumento educativo e didattico, assurgendo a metodo.

In chiave presente e futura, il corso intende sottolineare come di quel metodo, sociale dalla nascita e per definizione, abbiamo più che mai bisogno, in una fase in cui i legami sociali si sfaldano, mettendo a rischio la salute mentale degli individui e le forme politiche della società.

E c'e' bisogno di nuovi professionisti, che sappiano usare la relazione educativa sia per trasmettere contenuti sia per avviare ai legami sociali, professionisti del sociale, ma anche dell'economia e della politica. Esperti della relazione educativa, capaci di usare gli strumenti della relazione d'aiuto, e della relazione educativa in particolare, per fornire agli individui (giovani e anziani, a scuola, nell'extra-scuola, in carcere, in servizi socio-assistenziali così come in quelli sanitari, affetti da patologie oppure sani) le capacità necessarie a diventare e a essere ciò che vogliono essere, così come quelle necessarie ad alimentare relazioni sociali sane e salde.

Testi consigliati e bibliografia

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Gli studenti frequentanti saranno tenuti a conoscere gli argomenti trattati a lezione, preparandosi di volta in volta sulle dispense messe a disposizione dai docenti e reperibili on line presso l’url:

http://elearning.unito.it/sciform/course/view.php?id=211

Per il corso sarà, inoltre, necessario fare riferimento a:

- CHIOSSO G., Novecento Pedagogico, Editrice La Scuola, Brescia, 1997 (i primi 5 capitoli);
- CHIOSSO G., (a cura di), L'educazione nell'Europa moderna. Teorie e istituzioni dall'umanesimo al primo Ottocento, Mondatori, Milano, 2007;
- BIANCHINI P., Educare all’obbedienza. Pedagogia e politica in Piemonte tra Antico regime e Restaurazione, SEI, Torino, 2008

Gli studenti NON frequentanti potranno sostenere l'esame sui tre libri sopra citati in uno degli appelli successivi a gennaio 2010.



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Ultimo aggiornamento: 04/04/2014 15:55

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